RELIGIONI


Questa pagina del blog parlerà delle religioni del mondo, facendo dei riassunti davvero brevi.

WICCA

La Wicca è la religione delle streghe, una religione che si concentra attorno al rispetto della Natura nella quale vengono riconosciuti il Dio e la Dea. Molte delle tecniche Wiccan sono di origine sciamanica, quindi può di buon grado essere definita come una religione sciamanica, anche se oggi sono state abbandonate le dure prove del dolore, e l'uso di allucinogeni in favore di canto, meditazione, della concentrazione, della visualizzazione, della musica, della danza della invocazione e del dramma rituale.
Con tali tecniche spirituali la strega raggiunge uno stato di concentrazione e di elevazione spirituale. La Wicca insegna che la Natura include uno spettro di stati mentali e spirituali, dei quali molti di noi ignorano l'esistenza. Un rituale Wiccan efficace consente infatti si scivolare in questi stati consentendo la comunione con la Dea e il Dio.
La wicca non vede le divinità come entità distanti, al di sopra della realtà sensibile. La Dea e il Dio sono immanenti, sono entrambi dentro di noi e si manifestano in tutta la Natura. Non vi è nulla che non sia degli Dei. Si può dire quindi che la Wicca aiuti chi la pratica nella comprensione dell'universo e del proprio posto in esso.
I templi wiccan sono i prati fioriti, i boschi, le foreste una spiaggia, ogni volta che un wiccan si trova all'aperto è circondato dalla divinità.
Vengono venerati il Dio e la Dea , dualisticamente (anche se non in tutte le correnti wicca) e tenendoli in eguale considerazione , essi sono affettuosi e amorevoli e non distanti ma presenti in natura.
Come altre religioni anche la Wicca crede nella reincarnazione la spirale è simbolo di nascita e continua rinascita come in un vortice eterno, inoltre la Wicca utilizza magia religiosa. Attraverso la preghiera alle divinità espandono la concentrazione proiettando all'esterno le energie e col tempo esaudire le proprie preghiere.
La Wicca è una religione che abbraccia anche la magia. Il punto focale della Wicca è una unione gioiosa con la Natura (non esistono dei malvagi a cui addossare le colpe dei propri fallimenti, il wiccan è responsabile delle proprie azioni che sono in armonia con i propri ideali), una fusione con gli Dei e le Dee e le energie universali che hanno creato tutto ciò che esiste. La Wicca è una personale e positiva celebrazione della vita.

tratto dal sito web 


siti utili!!!




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http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CFQQFjAA&url=http%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FWicca&ei=PUtnT9rfK5PY4QT9mdDVBw&usg=AFQjCNG740OE8zz058gKlbRn3lzc45fExA&sig2=tTgJ50D9EF_6clfpE0LBpQ




BUDDHISMO                                                                                   




Al pari del Cristianesimo e dell'Islam, il Buddismo, nato come una grande "eresia" del Brahmanesimo, si è sviluppato come dottrina universale del riscatto dal dolore e della salvezza, nel lungo periodo di tempo che ha visto sorgere, affermarsi e decadere il sistema sociale basato sulla schiavitù, tra il sec. VI a.C. e l'VII d.C.
Oggi è praticamente la quarta comunità religiosa mondiale, dopo Cristianesimo, Islam e Induismo, e conta almeno 3-400 milioni di seguaci.
Il periodo storico che ha caratterizzato questa prima religione veramente universale è stato ricchissimo di fermenti culturali mondiali. Fra l'VIII e il VI sec. a.C. sono accaduti dei veri terremoti spirituali in tutte le civiltà superiori, dal bacino del Mediterraneo alla Cina.
Prendendo come punto di riferimento l'Illuminazione di Siddartha Gotama (circa 523 a.C.), abbiamo che in Grecia tramontano le antiche monarchie di origine sacrale e si sviluppa la filosofia di Pitagora da Samo, Eraclito da Efeso e quella degli Eleati. In Cina, ove insegnano Confucio e Lao Tsu, si estingue l'idealizzato periodo di "Primavere e Autunni". In Persia domina la religione di Zarathustra. A Roma crolla la monarchia. Nel Vicino Oriente declinano le civiltà teocratiche come quella egizia e assiro-babilonese.
In pratica gli uomini abbandonano progressivamente il primato dell'intelligenza intuitiva e ispirativa, e tendono a sviluppare l'intelligenza logico-discorsiva. Lo schiavismo ha bisogno di basi più solide per essere giustificato o, quanto meno, tollerato.
Questa nuova intelligenza delle cose cerca la verità delle cose nell'interiorità dell'essere umano o in un mondo visto con occhi più disincantati, con una mente meno disponibile a credere in spiegazioni mistiche o in tradizioni arcane.
Più in particolare si deve dire che il Buddismo conseguì un immediato successo perché nell'India del VI a.C. la religione brahmanica non solo esprimeva interessi meramente di casta, ma anche perché i sacerdoti, da mediatori tra uomini e divinità, avevano esaltato l'atto di mediazione, il rito, come atto assoluto, facendo dipendere la salvezza da un ritualismo alquanto formale e complicato.

SITI SUL BUDDISMO!!!















INDUISMO                                                                                                

Religione tradizionale dell'India, praticata da oltre 700 milioni di fedeli.

Con il termine "induismo" si indica convenzionalmente l'intera esperienza religiosa degli indiani nel suo svolgimento storico, fin dalle origini, fissate approssimativamente intorno al 1500 a.C.; l'accezione scientifica del termine, tuttavia, denota come "induismo" soltanto la religione che, praticata dal VI secolo a.C., costituisce l'evoluzione di due fasi anteriori dette rispettivamente "vedismo", dal nome dei libri sacri, i Veda, e "brahmanesimo", dal nome degli appartenenti alla casta sacerdotale, i brahmani.

L'induismo è definibile come una religione politeistica caratterizzata non solo dalla molteplicità delle figure divine, ma anche dal fatto che i fedeli si distinguono per la loro devozione a un Dio particolare. Tra gli innumerevoli dei, che sono adorati in templi a volte stupendi e immersi nella giungla, i più importanti sono Brahma, il dio creatore dell’universo, Visnu, il dio che conserva nell’essere il mondo, e Shiva, il dio che dissolve tutto.

I libri sacri, i Veda, sono venerati da una tradizione che impone di custodirne scrupolosamente l'integrità testuale ma sono stati soppiantati nella loro funzione didattica da un'altra collezione di antichi scritti detta Smrti.

Gli induisti credono nella reincarnazione: se un uomo si comporta male in questa vita, dopo la morte, la sua anima torna a vivere in un altro corpo per espiare i peccati commessi : solo chi onora gli dei e si comporta con carità verso gli altri uomini raggiunge la pace eterna. Infatti gli induisti credono che gli dei, in cambio di preghiere e di sacrifici, facciano dono agli uomini del sukhavati, il paradiso di felicità.

L'induismo è noto per la rigida divisione della società in classi, - varna - alle quali si appartiene per nascita senza alcuna possibilità di sfuggire alle severe norme di una concezione gerarchica.

SITO MOLTO UTILE SULL'INDUISMO




CRISTIANESIMO                                                                                 




1. L'origine

Il Cristianesimo è la religione che prende il nome da Cristo (l'unto dal Signore), appellativo di Gesù di Nazareth, nato tra il 7 e il 4 a.C. in Palestina (anche se la tradizione vorrebbe come data di nascita propriamente lo zero). Gesù nacque a Betlemme da Maria, sposa di Giuseppe, concepito per opera dello Spirito Santo; Egli non è dunque un semplice uomo, ma uomo e Dio allo stesso tempo.
Con Gesù, dunque, Dio sceglie di farsi uomo tra gli uomini, ed incarnarsi in un semplice carpentiere (mestiere di Gesù, imparato dal padre terreno, Giuseppe). Il cristianesimo si presenta quindi da subito come religione ecumenica (universale, stesso significato di cattolico) nata tra gli umili per portare la Lieta Novella (lieto annuncio) a tutta l'umanità (Gesù porta la parola di Dio a tutti gli uomini, siano essi peccatori o giusti, schiavi o persecutori, donne o bambini, la sua parola si rivolge alla totalità degli uomini).

A circa trent'anni incomincia la missione di Gesù in Galilea: Egli porta la Lieta Novella, testimoniata successivamente nei Vangeli: Dio ha mandato Gesù tra gli uomini per salvarli dal peccato e dalla morte. Il regno di Dio è prossimo al compimento, tutti gli uomini devono redimersi in vista della resurrezione definitiva di tutti i morti (L'anima è una e personale, i corpi resusciteranno incorrotti dalle tombe e si uniranno all'anima per l'eternità). Gesù è quindi il portatore di un annuncio di salvezza: il giudizio universale incombe, l'insegnamento di Gesù si rivolge ai giusti, in quanto annunzia loro la vita eterna nella beatitudine di Dio, e agli ingiusti, in quanto porta loro la possibilità di espiare le proprie colpe attraverso la conversione e il pentimento.

In seguito alla sua opera di predicazione rivolta alla totalità degli uomini, Gesù si scontrò con il volere dei sacerdoti ebraici e gli interessi dell'Impero romano, il quale esercitava all'epoca una forma di protettorato sulla Palestina. Per ordine del Procuratore romano Ponzio Pilato, e su pressione esercitata dai sacerdoti ebrei, Gesù venne crocifisso nell'anno trenta e morì, come un semplice uomo. Resuscitò dal sepolcro dopo tre giorni (per assiedere in eterno alla destra del Dio Padre) e apparve più volte ai dodici apostoli, suoi discepoli, per ordinare loro di continuare ad estendere la sua parola in tutto il mondo.
"Andate e portate il Verbo in tutte le nazioni, battezzate in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnate a rispettare tutto ciò che vi ho prescritto". Queste sono le parole di Cristo riportate da Matteo, uno dei quattro evangelisti, ovvero gli autori della testimonianza scritta del suo insegnamento (Vangeli, XXVIII, 16-20).

2. Cenni sulla diffusione
Inizialmente la setta cristiana trovò i suoi adepti tra la popolazione ebraica grazie all'azione di proselitismo degli Apostoli. Un notevole salto di qualità per tutto il movimento cristiano delle origini si ebbe con la conversione di San Paolo (Paolo di Tarso), erudito di origini ebraiche e cittadino romano, che contribuì con i suoi viaggi ad estendere l'insegnamento del cristianesimo nel bacino del Mediterraneo e specialmente a Roma, dove morì nel 67, dopo esservi stato più volte incarcerato. Suo è il famoso discorso all'Areopago in cui si narra della conversione di Dionigi l'Areopago (vedi il capitolo sui filosofi cristiani minori): San Paolo fu il primo intellettuale convertito al cristianesimo.

A Roma la vita dei cristiani non fu delle più facili, furono accusati a più riprese di essere dei pericolosi sovversivi e di rifiutare il culto dell'Imperatore. Nerone li accusò di aver appiccato l'incendio che distrusse la città nel 64. Più volte vennero fatti oggetto di terribili persecuzioni e massacri pubblici: i cristiani dovettero così rifugiarsi nelle catacombe, i cimiteri sotterranei dove seppellivano i morti e dove si riunivano per celebrare in clandestinità i propri culti.
La fine definitiva delle persecuzioni arrivò dopo tre secoli dalla nascita di Cristo, precisamente nel 313 con l'editto di Milano, emesso da Costantino e Licinio. L'editto accordava ai cristiani la libertà di culto e la restituzione dei beni confiscati. Lo stesso Costantino fu il primo Imperatore convertito alla cristianità, tanto da presiedere il primo concilio ecumenico nel 325 a Nicea per contrastare l'eresia degli Ariani.
La religione Cristiana, uscita dalla clandestinità, acquistò sempre maggiore importanza, tanto che alla caduta dell'Impero Romano e nella difficile fase di passaggio che portò l'Europa alla relativa stabilità del Medio Evo, la Chiesa di Roma, guidata dal Papa (la guida spirituale e suprema di tutte le Chiese) si venne a configurare come unica realtà spirituale e politica di riferimento per l'intera Europa. Inutile ricordare che il Medio Evo stesso non può prescindere dalla Chiesa Cristiana, che ne rappresentò la guida non solo spirituale e politica (come già ricordato), ma anche culturale (tutti i maggiori sapienti medievali sono espressione e prodotti del cristianesimo e delle sue scuole).

3. Le eresie
L'eresia (=scelta) era ogni interpretazione data alla parola di Cristo che andava contro la dottrina ufficiale della Chiesa. Soprattutto agli inizi del Cristianesimo erano in molti a proporre interpretazioni diverse della parola di Cristo, grandi lotte furono intraprese dai padri della Chiesa contro l'arianesino, lo gnosticismo, il pelagianesimo, il donatismo e molte altre eresie (per la risposta a alle ultime due eresie si veda Sant'Agostino). La Chiesa non poteva lasciare libera interpretazione della parola di Cristo a chiunque, questo non solo ne avrebbe indebolito la forza, ma avrebbe creato confusione tra i fedeli, che si sarebbero allontanati dalla corretta via (la Chiesa si verrà quindi a strutturare come depositaria dell'autentico annuncio cristiano).
Molte eresie scaturirono da una diversa interpretazione della natura di Cristo: la corretta interpretazione, approvata dal Concilio di Nicea del 325 d.C., affermava che in Cristo vi fossero contemporaneamente tre nature (Padre, Figlio, Spirito Santo). E' il concetto della Trinità, per cui Dio è uno e Trino allo stesso momento.
Sono qui esposte alcune tra le più diffuse e importanti eresie:
L'Arianesimo. Ario (256-336 d.C.) era un sacerdote di Alessandria d'Egitto che sosteneva la natura sostanzialmente umana di Cristo, negandone la natura divina. La sua eresia fu tra le più diffuse, per contrastarla fu indetto il Concilio di Nicea. Il suo ragionamento si fondava sull'affermazione che ciò che è generato non può essere di pari potenza del suo creatore. L'arianesimo fu abbracciato prevalentemente dalle popolazioni barbare più primitive, non abbastanza evolute culturalmente per accettare il concetto più raffinato della Trinità.
Il Nestorianesimo. Prende il nome da Nestorio, patriarca di Costantinopoli che ammetteva che in Cristo convivessero due nature e due persone, unite tra loro da un rapporto puramente spirituale. Nestorio negava anche la "favola pagana", per usare suoi termini, di Maria come madre di Dio e Dio stesso avvolto in fasce e crocifisso (secondo il concetto di Trinità, per cui Cristo è Dio stesso e Spirito Santo).

Lo Gnosticismo. Lo gnosticismo (da gnosi, ovvero conoscenza) affermava che la salvezza è data da Dio soltanto a pochi uomini, ai quali è stata trasmessa attraverso una conoscenza particolare ed elitaria. La salvezza non è trasmessa da Cristo, ma da ciò che l'uomo conosce e può raggiungere con le proprie facoltà mentali e attraverso la propria azione, secondo ciò che ha dentro di se.
Si capisce come lo gnosticismo andasse quindi contro il carattere ecumenico e universale della Chiesa, ed escludesse l'annunzio di Cristo dai giochi: ciò era una negazione stessa del cristianesimo.
Il mondo è dualistico, lo spirito è contrapposto al corpo: la materia è il male, ma alcuni individui hanno in sé la grazia del bene, attraverso la concessione, agli individui più spirituali, di una scintilla divina (la stessa anima è scintilla divina). Tali individui non sanno di avere in se questa scintilla, per cui Dio concede loro la possibilità della redenzione, affinché possano ritornare, seppur inconsapevolmente, a Lui.
Il Manicheismo. Il manicheismo deriva il suo nome da Mani, re persiano del III secolo d.C. che predicava l'esistenza di una doppia divinità, una del bene e una del male, che si alternavano compenetrate alla guida del mondo. Il mondo era stato creato dalla divinità del male, la creazione era quindi un atto di malvagità. Chiaro che questa visione fortemente negativa della Creazione contrastasse con i precetti cristiani. Ma non solo: ammettendo l'esistenza del male, il manicheismo avrebbe negato l'onnipotenza divina (si veda Sant'Agostino).
Il Pelagianesimo. Trae origine da Pelagio (350-425 d.C. circa), un monaco britannico. Egli sosteneva che la salvezza dell'uomo non fosse nelle mani assolute di Dio, ma che l'uomo potesse arrivare da se, con le proprie forze, alla grazia e alla redenzione. Pelagio intendeva dare maggiore responsabilità all'uomo, alle sue possibilità: mentre Sant'Agostino affermava la totale sottomissione dell'uomo alla volontà divina, Pelagio affermava che il peccato originale non fosse connaturato all'uomo ma derivasse da un suo "disordine dei sensi", un errore accidentale, quindi, e non un peccato obbligato dalla natura imperfetta degli uomini.
Il Donatismo. Il Donatismo si caratterizza come movimento scismatico. Le sue origini si riscontrano già durante il periodo delle persecuzioni dei primi cristiani: il donatismo predica la necessità che la Chiesa si configuri come un'organizzazione fortemente elitaria e selettiva, composta da cristiani puri (non ammetteva infatti il rientro in seno alla Chiesa dei sacerdoti convertiti sotto persecuzione).
Tale movimento minacciava quindi il carattere universale ed ecumenico della Chiesa. La Chiesa di Cristo era sta fondanta per portare la Lieta Novella alla totalità degli uomini, naturale che il carattere elitario promosso dal donatismo contrastasse con la correttezza dei precetti cristiani.

4. I Concili
I Concili erano riunioni di tutta la Chiesa, presieduti dal papa in presenza dei vescovi, per formulare una strategia comune contro le eresie e fissare i punti della dottrina cristiana ufficiale. Se da un lato la Chiesa primitiva non poneva l'accento sull'importanza della vera conoscenza (rivelata una volta per tutte da Cristo, incarnazione del Lògos) ma sulle pratiche etiche e morali necessarie alla salvezza dell'anima, essa non poteva assistere inerme alla corruzione dell'insegnamento originario: e in quest'ambito che trovarono ampio risalto le discussioni intellettuali nel periodo del primo cristianesimo.
Nicea (325). Fu il primo concilio ecumenico, fu indetto dal primo Imperatore convertito alla cristianità, Costantino, per combattere l'eresia di Ario. Il concilio formulò il concetto della Trinità divina (Padre, Figlio e Spirito Santo), per il quale Dio era Uno e Trino, sempre divino.
Costantinopoli (381). Fu indetto da Teodosio, imperatore di Costantinopoli, per contrastare l'eresia di Macedonio, il quale negava la natura divina dello Spirito Santo. Il concilio redige il credo, la formula recitata tuttora da tutte le Chiese cristiane (cattolica, ortodossa e protestante).

Efeso (431). Indetto contro Nestorio, patriarca di Costantinopoli, il quale sosteneva la doppia natura di Cristo. Il concilio affermò l'unica natura di Cristo, quella divina (venne quindi fondata una Chiesa nestoriana in Persia, una frazione della quale, i nestoriani uniti, si ricongiunsero con Roma nel 1449).
Calcedonia (451). Fu indetto contro Eutiche, sostenitore del monofisismo: egli sosteneva che in Cristo ci fosse un'unica natura, divina e umana allo stesso tempo. Il concilio, secondo la tesi di Cirillo di Alessandria, ribadì invece che Cristo aveva due nature (divina e umana) pur essendo una sola persona.


Questi accesi dibattiti attorno alla natura di Cristo furono iniziativa della Chiesa bizantina, la religione dell'Impero Romano d'Oriente, più solido e quindi più incline alle dispute teologiche rispetto all'Impero Romano d'Occidente, flagellato dalle invasioni barbariche che finirono per distruggerlo. Questa situazione portò l'occidente a curare meno gli aspetti teologici in favore di una cristianità imposta più politicamente, attraverso mediazioni, accordi e matrimoni tra le diverse stirpi barbariche.

5. La supremazia della Chiesa di Roma
Fin dall'inizio si discusse attorno alla presunta supremazia romana su tutte le altre Chiese, questo era dovuto al fatto che, malgrado Roma fosse tradizionalmente la città del papa, vescovo di Roma e di tutte le Chiese, Roma era agli inizi ben poco importante rispetto alle ben più grandi Chiese di Antiochia, Alessandria, Efeso, Cartagine ecc.

Il Primo papa fu San Pietro, la sua investitura e riconducibile alla parola di Cristo testimoniata dai Vangeli.
Gesù disse: "Tu sei Pietro e su questa pietra costruirai la mia Chiesa" (Matteo).
La supremazia di Roma sarebbe testimoniata anche dalla parola di Sant'Ignazio di Antiochia il quale dichiarò nel 107 che Roma doveva fare da guida a tutte le altre Chiese: "Io voglio che tutto ciò che prescrivete attorno al vostro insegnamento resti incontestato".
Altro importante riferimento si trova nel Adversus Haereses, scritto da Sant'Ireneo di Lione tra il 175 e il 189. Questo testo afferma che tutte le Chiese devono fare capo a Roma in quanto derivanti dalla "più grande e antica, conosciuta da tutti, fondata a Roma dai due gloriosissimi apostoli, Pietro e Paolo...".

Il prestigio di Roma crebbe e si consolidò definitivamente nel III secolo, quando il cristianesimo divenne definitivamente la religione ufficiale dell'Impero Romano.

6. I Testi Sacri: il valore della Tradizione
La religione cattolica ha come testo di riferimento la Bibbia (o Sacre Scritture, Antico e Nuovo Testamento).
L'Antico Testamento, è in comune con l'ebraismo, infatti è detto anche Bibbia ebraica, e comprende il Pentateuco (la Torah ebraica, ovvero la Genesi, l'Esodo, il Levitico, i Numeri e il Deuteronomio), gli scritti dei profeti (Giudici, Re, ecc.), ed altri scritti sempre di tradizione ebraica.
L'Antico Testamento è considerato dalla Chiesa cattolica come il periodo precedente alla venuta di Cristo.
Il Nuovo Testamento, redatto in lingua greca, comprende i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, Le Lettere apostoliche e l'Apocalisse di Giovanni. Questi testi rappresentano la vita e le opere di Cristo e dei suoi discepoli.
Antico e Nuovo Testamento sono da considerare come testo unitario. Il cattolicesimo, pur riconoscendo la Bibbia come testo fondamentale, fonderà le sue verità sul valore della Tradizione e del catechismo, sua sintesi concisa e didattica.
Diversamente dai Protestanti, i quali seguono il precetto luterano del solus scriptura e quindi la libera interpretazione dei testi sacri, riconoscendo la scrittura divina come unica guida, i cattolici fanno riferimento per la fede a un insieme sistematico di precetti e interpretazioni ufficiali dettati dalla Santa Sede in osservanza delle auctoritas e della Tradizione (si veda la Scolastica).

sito davvero molto utile

http://digilander.libero.it/syntmentis/Filosofia/Cristianesimo.html 


      







EBRAISMO                                                                                    

 

Con il termine Ebraismo si indica il complesso di credenze religiose, scritte ed orali, e l’insieme di tradizioni culturali, etniche e rituali propri del popolo ebraico.
Il testo sacro dell’Ebraismo è l’Antico Testamento, che è stato redatto, in maniera definitiva, tra il VII ed il VI sec. a.C., e che testimonia dell’elezione del popolo di Israele da parte di Dio e del patto stretto da Questi con gli Ebrei.
Il fulcro della fede israelitica è la confessione monoteistica (Dt. 6,4: “Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno...”), la quale, malgrado i precedenti tentativi compiuti in Egitto dal faraone Amenofi IV(XIV sec. a.C.), solo nell’Ebraismo trova la sua più compiuta affermazione.
A sua volta, la fede monoteistica si incentra nella definizione che Dio medesimo offre di sè in Es. 3,14: “Io sono Colui che sono”. Se ci atteniamo alla lettera del testo biblico, questa affermazione (in ebraico Ehyèh ashèr èhyèh) è di fatto, intraducibile, poiché si dovrebbe disporre di un tempo verbale in grado di rendere, contemporaneamente, il presente, il passato ed il futuro. Infatti, Dio è Colui che, pur non mutando nella Sua essenza, accompagna il popolo ebraico in tutte le vicissitudini storiche. In questo senso, Dio è legato all’uomo nel passato, nel presente e nel futuro.
La principale conseguenza di questa consapevolezza monoteistica è, in primo luogo, l’idea della signoria di Dio sul mondo e sulla storia, anche se ciò non significa che la realtà terrena non goda di una sua autonomia espressa dal libero arbitrio dell’uomo. Visto, però, lo stretto legame fra immanenza e trascendenza, in ambito ebraico non si conosce il dualsimo ontologico, proprio invece del Cristianesimo, che separa il mondo da Dio (Cristo dice: Sono venuto in questo mondo, ma il mio regno non è di questo mondo).
L’Ebraismo presenta una concezione dualistica solo in ambito etico, ambito in cui vengono distinte le “vie del Bene” dalle “vie del Male”.
Proprio a partire da questa dottrina morale, l’Ebraismo sviluppa sia l’idea della creazione quale creatio ex nihilo (fino ad allora sconosciuta) sia l’idea di uno sviluppo lineare e non ciclico della storia. Percepito dagli uomini nella sua limitatezza, il tempo non viene considerato come l’insieme di quelle irripetibili occasioni, offerte all’uomo per manifestare la sua libertà all’interno della creazione (decidersi per il Bene o per il Male, per la vita o per la morte).
Un’altra caratteristica propria dell’Ebraismo è l’idea di un legame con Dio, che non ha nulla di mistico o di ascetico. Questo legame si instaura nella comunione dell’alleanza, in cui il Creatore e la creatura mantengono separate le rispettive identità. E’esattamente la categoria teologica dell’alleanza ad essere costitutiva dell’Ebraismo: essa rappresenta il reciproco impegno, per cui all’elezione e alla benevolenza di Dio deve corrispondere, da parte di Israele, l’osservanza del decalogo e di quei precetti (613 in tutto), che abbracciano ogni aspetto della vita del popolo.
Per questo motivo, gli studiosi parlano spesso di “nomismo dell’alleanza”, essendo la religione di Israele fondata sulla Legge. In effetti, però, il termine Torah (il Pentateuco) non significa nómos (“Legge”), bensì “insegnamento”, ecco perchè, riguardo all’Ebraismo, si parla di ortoprassia anzichè di ortodossia.
Va tenuto presente, però, che, malgrado la signoria della Legge divina su ogni aspetto della vita umana, nell’Ebraismo la teocrazia si combina con una particolare concezione dell’autonomia creaturale, che rappresenta una sorta di premessa teorica della laicità.
Nell’elaborazione teologica dell’Ebraismo, è di notevole importanza il ruolo che viene attribuito a Mosè, il quale è considerato il più grande dei profeti non perchè la sua speculazione su Dio sia superiore a quella di Isaia o di Ezecheile, bensì perché Mosè è stato il fondatore, per così dire, dell’Ebraismo stesso. A Mosè è stata consegnata la Legge e a lui è stato affidato il compito di condurre il popolo ebraico attraverso il deserto, fino alla Terra Promessa.
Naturalmente, una funzione importantissima svolgono anche gli altri profeti, i quali richiamano all’essenzialità e allo scopo ultimo della Legge, così come i “Libri Sapienziali” approfondiscono il significato dei precetti morali contenuti nella Torah.
Il valore attribuito alla Parola divina (il Logos) e all’elemento escatologico esercita una grande influenza sia sul Cristianesimo primitivo (basti pensare al prologo del Vangelo giovanneo) sia sulla prima speculazione dell’età giudeo-ellenistica (Filone d’Alessandria è il primo pensatore a tentare una conciliazione fra le categorie filosofiche greche e la fede ebraica). Anche lo sviluppo dell’apocalittica cristiana risente molto dell’influsso ebraico e, in particolare, del Libro di Daniele.
In epoca rabbinica, il problema fondamentale dell’Ebraismo diviene quello di preservare la propria identità all’interno di un mondo ostile, che, al massimo, concepisce l’Ebraismo come una dottrina propedeutica alla comprensione del Cristianesimo.
Pertanto, i rabbini si preoccupano di preservare e di attualizzare il patrimonio della Torah, preoccupazione che approda nella stesura della Mishna e del Talmud (babilonese e gerosolomitano). In questo periodo, si assiste anche alla compilazione della Halakhah, che interpreta i precetti della Legge, pur considerando misteriosa, in ultima istanza, la volontà di Dio, e della Haggadhah, ossia la tradizione esegetica ed omiletica che si esprime per mezzo di leggende, basate sul testo biblico e aventi il compito di illuminarne i significati più reconditi. Il Midrash o “Commento Biblico” racchiude ed interpreta sia la Halakhah che la Haggadhah.
L’Ebraismo ha prodotto anche una filosofia vera e propria, la quale passa attraverso l’influenza stoica, neoplatonica ed aristotelica, quest’ultima mediata dai pensatori arabi (Avicenna e Averroè in particolare). Per quanto riguarda l’apporto filosofico, si ricordano, nel Medioevo ebraico, le figure di Yehudah ha-Lewi e di Mosè Maimonide. L’Ebraismo sefardita si distingue per i suoi studi di natura filosofico-teologica, mentre l’Ebraismo ashkenazita si caratterizza per una maggiore concentrazione sugli studi talmudici e sulla mistica, la quale sfocerà nel movimento chassidico dell’Europa orientale.
Il misticismo ebraico si radica nell’esperienza profetica e, soprattutto, nelle interpretazioni della Ma’asè Merkava (l’ “opera del carro”) con cui si apre il Libro di Ezechiele. Gli studi mistici danno vita alla Kabalah, che nasce nel XIII sec. in Provenza ad opera di Abraham Abulafia e che viene poi approfondita, nel XVI sec., dalla scuola di Safed, di cui Isaac Luria èl’esponente di spicco.
Il movimento pseudomessianico del sabbatianismo e del chassidismo polacco (seconda metà del XVIII sec.) rappresentano i momenti più significativi nello sviluppo del misticismo ebraico, misticismo che ha molto influenzato anche la dottrina ascetica cristiana. E’ interessante notare la costante tensione, in seno all’Ebraismo, fra misticismo e filosofia, poiché, malgrado la diversa prospettiva, i problemi di fondo sono comuni: il rapporto fra Creatore e creatura, il legame fra finito ed infinito, la realtà del Male.
In età moderna, Moses Mendelssohn è il filosofo che, sempre in seno all’Ebraismo, cerca di conciliare la haskalah o Illuminismo ebraico con la stessa modernità occidentale, mostrando come l’Ebraismo si armonizzi con le esigenze della ragione. Strade simili hanno percorso, più avanti, Hermann Cohen, Franz Rosenzweig e Martin Buber.
In tempi più recenti, si è assistito alla nascita dell'Ebraismo riformato, il quale, sorto in Germania, si è ben presto diffuso negli Stati Uniti. L’Ebraismo riformato cerca di ridurre e relativizzare l’imponente complesso di quei precetti, che separano di fatto il popolo di Israele dal resto della comunità. Naturalmente, grandi modifiche sono subentrate nel pensiero filosofico e religioso ebraico a seguito della fondazione, nel 1948, dello Stato di Israele.

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